Il governo di coalizione PD-PDL
non sa come scongiurare l’aumento dell’Iva, ma sa dove intervenire per ridurre
i costi del lavoro. Senza viaggiare troppo con la fantasia, basta ricordare
cosa fece il governo Berlusconi e cosa il governo Monti (anche quello sostenuto
da PD e PDL): intervenire sui costi che molto spesso le imprese considerano
balzelli insostenibili, quelli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il metodo
per intervenire pure ricalca quello viscido dei governi Berlusconi e Monti:
attraverso decreti non direttamente connessi con la sicurezza sul lavoro.
Stavolta, come per il governo Monti, le misure di intervento sulla sicurezza
nei luoghi di lavoro è il provvedimento in materia di semplificazioni e nel decreto "del fare" prossimi all'esame del governo.
Non intervengo punto per punto
sui disegno di legge in discussione. Mi limito ad un
paio di aspetti: la valutazione del rischio nei luoghi di lavoro, che viene
ancora messa in discussione e la sufficienza con la quale si tratta la
sicurezza dei precari. È evidente anche ad un bambino che per prevenire o per
mettere in atto misure di protezione contro un rischio, sia necessario
conoscerlo.
Oggi, il Testo Unico sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro impone la stesura di uno specifico documento per
il coordinamento tra due o più imprese, affinché si possa ovviare ai rischi
legati alle interferenze per la contemporanea attività in un dato luogo di
lavoro di quelle stesse imprese. Su quel documento, denominato Duvri, pone
attenzione anche la
Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni
sul lavoro. In una relazione di gennaio di quest’anno la Commissione sottolinea
che la stesura del Duvri è “un passaggio essenziale proprio all’interno degli
appalti e subappalti, sia nel settore pubblico che in quello privato”, “ai fini
della tutela della sicurezza e dell’incolumità delle persone”. Ma già oggi
questa procedura spesso non è adempiuta o è messa in atto con superficialità, “salvo
poi dolersi quando si verificano incidenti o tragedie”. Per questo, scrive la Commissione
parlamentare nella sua relazione, “assume grande importanza la corretta
valutazione dei rischi da interferenze”. “Questo significa – continua la Commissione - che il
Duvri non deve essere interpretato come un mero adempimento burocratico”. Una
considerazione che certamente non è stata recepita al momento della stesura, prima del DDL Semplificazioni (dove la parte sul Duvri è stralciata dal testo definitivo) e poi del
DDL "del fare" (dov'è ancora prevista), se l’unica preoccupazione degli estensori è quella di
garantire un risparmio di circa 390 milioni di euro l’anno. Come? Eliminando
l’obbligo del Duvri in caso di settori di attività a basso rischio
infortunistico e quando la durata dei lavori non supera i dieci uomini-giorno.
Come se la presenza di un rischio reale sia legata in maniera certa e
inevitabile a statistiche di infortunio o alla durata dei lavori. E lo stesso
approccio è stato adottato per “semplificare” la valutazione del rischio nei
cantieri edili, dove già oggi ci si infortuna e si muore con troppa facilità.
Nella stessa direzione va
l’attenzione, per così dire, che il DDL pone nei confronti dei lavoratori
precari. Perché di questo si tratta quando si parla di lavoratori che lavorano
in azienda per un massimo di cinquanta giorni in un anno. Per loro, che
evidentemente sono quelli più ricattabili in azienda, il DDL Semplificazioni
prevede delle “misure di semplificazione degli adempimenti relativi
all’informazione, formazione e sorveglianza sanitaria”. Anche qui, l’approccio
è quello temporale, come se la presenza di un rischio fosse legato solo ed
esclusivamente al tempo di lavoro. Ma anche sul tema formazione, la Commissione
parlamentare ha notato che, laddove pure esistono “normative e regole tecniche
molto precise”, queste “talvolta sono disattese”, causando gravi infortuni
anche mortali. Tra le inadempienze riscontrate, la Commissione evidenzia
come “in primo luogo non vi è sempre un’adeguata formazione/informazione degli
addetti”. Secondo gli estensori del DDL, invece, non sarebbe necessaria la
formazione o l’accertamento dell’idoneità medica alla mansione del lavoratore,
se questo, ad esempio, cambia datore di lavoro ma rimane nello stesso settore
produttivo. Ma per comprendere l’assurdità di tale ipotesi, basti pensare che
del settore metalmeccanico fanno parte lavoratori Fiat come quelli di una
subappaltatrice che opera in un cantiere navale. Ma i primi ed i secondi sono
soggetti a rischi completamente diversi (ad esempio, sforzi ripetuti i primi;
ustioni e fumi tossici i secondi). Come si può considerare superflua la
formazione e sorveglianza sanitaria di un operaio, solo per il fatto che questo
lavori meno di cinquanta giorni presso l’una o l’altra azienda? Ovviamente non
si può. A meno che non si consideri cinicamente la tutela della salute e
dell’incolumità dei lavoratori come un costo da abbattere in nome della “dea
Competitività”.
È chiaro che si tratta o di palese
ignoranza, o di un approccio ipocrita e strumentale alla riduzione dei costi a
prezzo della sicurezza dei lavoratori. Non è una novità. Ma non si può
continuare a pensare che l’efficienza delle imprese debba essere pagata dai
lavoratori, non solo con in termini di precarietà e riduzione del salario reale, ma anche in
termini di salute e incolumità.
Alla fine, le semplificazioni in materia di sicurezza previste nei DDL Semplificazione e "del fare",
dovrebbero comportare, secondo i suoi estensori, una riduzione di costo per
almeno 3 miliardi e mezzo di euro l’anno. E così, ancora una volta, la vita e
la salute di chi ogni giorno è costretto a lavorare per sopravvivere sono messe in
un libro contabile. Che poi, tra l’altro, il costo degli infortuni in Italia
ammonti a circa il 3% del Pil, poco importa. Questo è un costo sociale; i DDL
Semplificazioni e "del fare"si occupano dei costi per i padroni.
P.S.: per alcune prime considerazioni sui singoli punti del DDL Semplificazioni in materia di sicurezza lavoro, rimando a questo articolo di Marco Bazzoni.
[Post aggiornato alle 16:30 del 19/06/2013]
P.S.: per alcune prime considerazioni sui singoli punti del DDL Semplificazioni in materia di sicurezza lavoro, rimando a questo articolo di Marco Bazzoni.
[Post aggiornato alle 16:30 del 19/06/2013]
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