Da molti anni ci raccontano la
favola che la contraddizione capitale-lavoro non esiste, che gli interessi di
padroni e quelli di lavoratori, pensionati, studenti sarebbero gli stessi. Una
favola dettata da una sorta logica neocorporativa che finora ha avuto il solo
effetto di spostare grandi quote di ricchezza dal lavoro al capitale. Una
logica che permette di accettare con una certa passività provvedimenti
economici recessivi, come quelli che sta varando il governo Monti.
Nella logica di questa favola, che in quanto tale è astratta e non reale, il capo del governo può tranquillamente dire, mentre spiega una manovra economica da lacrime e sangue, di aver solo ora appreso a quanto ammonta la pensione minima in Italia. Affermazione, questa, passata pressoché inosservata.
Nella logica di questa favola, che in quanto tale è astratta e non reale, il capo del governo può tranquillamente dire, mentre spiega una manovra economica da lacrime e sangue, di aver solo ora appreso a quanto ammonta la pensione minima in Italia. Affermazione, questa, passata pressoché inosservata.
Nella conferenza stampa di
presentazione della prossima manovra economica, infatti, Mario Monti, prendendo
parola mentre la ministra Fornero si asciugava le lacrime, ha fatto capire di
aver appena saputo che la pensione minima è di 480 euro mensili («così ho imparato»
afferma Monti osservando la
Fornero come a chiederne conferma). Certamente Monti non ha ancora
avuto il tempo di imparare cosa possa significare vivere con un tale misero
assegno. C’è da chiedersi come possa Monti, a questo punto a maggior ragione, essere
credibile quando parla di equità, visto che dimostra di non conoscere la realtà
del Paese che sta governando. Nessuno che si sia posto il problema di come
possa, Mario Monti, capire quanto pesi realmente un provvedimento sulla vita
reale di persone in carne ed ossa, se dimostra di non essersi mai interessato
concretamente delle condizioni sociali reali dei pensionati italiani, di non
conoscere di fatto le condizioni di milioni di poveri.
Il fatto è che Mario Monti, come
molti tecnocrati ma anche politici asserviti al neoliberismo, lavora con delle
idealizzazioni, con modelli matematici, «una specie di metafisica che sostituisce
alla realtà concreta del mondo e della vita giornaliera i modelli teorici», per
dirla con il prof. Vasapollo. Il problema nasce, afferma Vasapollo nel suo
Trattato di economia applicata, «quando si pretende di convertire tali
idealizzazioni in immaginari condivisi di società perfette alle quali dovremmo
avvicinarci».
È appunto quello che sta
accadendo. Mario Monti ed il suo governo pretendono di imporre ad una realtà
che non conoscono, i loro modelli economici astratti. Secondo i loro calcoli,
nelle loro idealizzazioni, l’Italia si salverà l’Italia se metterà in pratica
la nuova manovra economica. Che questa manovra pesi sulle spalle della signora
Maria che potrà andare in pensione soltanto dopo 41 lunghi anni di duro lavoro,
o che con 500 euro mensili dovrà pagare un ICI maggiorata e fare la spesa di
prodotti rincarati per l’aumento dell’IVA, non è considerato: nei manuali di
economia adottati da Monti, la signora Maria non è mai citata.
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