Dopo le affermazioni
dell'Onorevoli Bindi di questa mattina [11/09/2012] i lavoratori si sono impegnati a
scriverle. Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Carmine Tomeo,
lavoratore che non si rassegna a una vita di ricatti.
Onorevole Bindi,
non è certamente un segnale di maturità politica,
né di onestà intellettuale far poggiare un pensiero su una sorta di
"ragion di partito". Affermare, come lei ha fatto, che non firmerebbe i
quesiti referendari «sulla riforma del lavoro perchè questa riforma che
parte dall'articolo 18 è frutto di una sintesi a cui abbiamo contribuito
anche noi come Pd in maniera determinante» mi pare quantomeno puerile.
Mi
aspetterei, da un partito che si richiama costantemente a
responsabilità di governo, una maggiore capacità di interpretazione
delle esigenze dei cittadini. Ed oggi, l'esigenza dei lavoratori e delle
imprese non è certo una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del
lavoro (mi perdoni l'eufemismo con il quale ho indicato la condizione di
avvilente precarietà di milioni di lavoratori). Mi chiedo pertanto in
rappresentanza di chi o cosa il PD si candidi a governare.
Per parte
mia ed in quanto lavoratore, sosterrò i quesiti referendari per
cancellare l'articolo 8 della "manovra di Ferragosto" e per ristabilire
l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Anche perchè, a differenza
di quanto lei sostiene, ritengo che le riforme debbano servire a
migliorare le condizioni di vita dei cittadini anche attraverso
l'estensione dei diritti e non ad allargare le possibilità di ricatto
sulle parti più deboli, come invece sta già avvenendo a causa della
riforma del mercato del lavoro.
Considerando che attraverso
l'abolizione di fatto dell'articolo 18 e l'introduzione dell'articolo 8,
con un colpo di mano si sono cancellati fondamentali diritti che
avevano fatto progredire la civiltà del lavoro, quella approvata anche
dal PD deve chiamarsi controriforma. Una battaglia contro di essa è
perciò un dovere di chiunque non confonda strumentalmente diritti e
privilegi.
Cordiali saluti da un lavoratore che non si rassegna ad una vita di ricatti.
Carmine Tomeo
L’Art.18 dello Statuto dei Lavoratori difende il lavoratore da un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa. Difende il lavoratore da imprenditori scostumati che disciplinano la materia a loro uso e consumo ferendo senza scrupoli la dignità del lavoratore. Alienarsi per abolizione sull'Art.18 dello Statuto dei Lavoratori è un falso problema, secondo me, le imprese hanno la necessità di avere un buon governo che faccia scelte strategiche:
RispondiEliminaDe - burocratizzando apparato statale,
Avere il coraggio in primis a investire innovando le infrastrutture oggi carenti e obsolete creando cosi occupazione e sviluppo,
De-tassando il costo del lavoro e chi da lavoro.
Ero e sono fortemente convinto che ogni investimento intrapreso dallo Stato con il supporto europeo ( se l’Europa non ci sostiene non ha senso il concetto dell’europeizzazione ) aiuta a superare la paura che ha generato questa crisi economica suffragando l’etica morale.
Bisogna essere consapevoli che, il rispetto per la persona umana sia alla base di ogni attività politica ed economica e diventi il fulcro degli interessi che ruotano intorno ad ogni potere che si esercita, assicurando il rispetto per la dignità e le inclinazioni di ogni individuo.
Quindi smettetela di rompere i C… ni all’Art, 18.