Cosa bisogna aspettarsi da una legge elettorale? La domanda dovrebbe avere risposta ovvia: considerando che, per dirla con il politologo Gianfranco Pasquino, un sistema elettorale è quel “complesso di regole e di combinazione di varie procedure che mirano a consentire l'efficace traduzione dei voti espressi in seggi e cariche”, ne deriverebbe che da una legge elettorale occorre attendersi innanzitutto la rappresentanza della volontà popolare. In sostanza, dalle elezioni in una democrazia rappresentativa, qual è (o dovrebbe essere) la nostra, dovrebbe scaturire un Parlamento che sia espressione degli interessi della società civile.
Invece ci dicono che una legge elettorale deve garantire innanzitutto la governabilità del Paese. Quasi che la governabilità potesse essere assunto a valore assoluto di una democrazia. Se così fosse dovremmo tessere gli elogi dei regimi dittatoriali, massima espressione di governi stabili e duraturi.
Ad ogni modo, sul presupposto della governabilità, con il referendum del 1993 si abrogò in Italia il sistema elettorale proporzionale e ed a seguito dell'approvazione delle leggi 4 agosto 1993 n. 276 e n. 277 si introdusse il cosiddetto Mattarellum, che assegnava il 75% dei seggi con sistema maggioritario uninominale. Il Mattarellum è rimasto in vigore fino al 2005, quando venne sostituito dalla Legge Calderoli, il cosiddetto Porcellum che prevedeva tra l'altro le liste bloccate ed il premio di maggioranza.
Una legge, quella Calderoli, certamente aberrante e che aveva in sè il germe, guarda caso, della governabilità assunto a valore della democrazia. A garantire la governabilità servirebbe infatti il premio di maggioranza che garantisce un minimo di 340 seggi alla Camera dei deputati alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti ed un premio di maggioranza su base regionale al Senato.
Una legge che è stata ben definita dal suo ideatore, Calderoli: una porcata. E' evidente quindi la necessità di modificare l'attuale sistema elettorale.
Questo è quello che si propongono di fare Veltroni, Vendola, Di Pietro, appoggiando la proposta referendaria promossa da Andrea Morrone e Arturo Parisi, con il comitato "Firmo, voto, scelgo". Specificano che bisogna firmare per i quesiti referendari da loro proposti perchè “il Paese ha più che mai bisogno di un Parlamento pienamente rappresentativo, capace di prendere decisioni impegnative ma condivise da tutti", mentre "affidando la nomina dei parlamentari a pochi capipartito, la legge elettorale che chiamiamo Porcellum li ha separati dai cittadini, facendoli apparire come una casta di privilegiati". Perciò, a detta del comitato referendario appoggiato da Veltroni, Vendola e Di Pietro, bisogna abrogare il Porcellum "per ridare al cittadino il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti attraverso i collegi uninominali ... per rafforzare e migliorare il sistema bipolare italiano e assicurare l’alternanza politica, consentendo ai cittadini di scegliere i parlamentari e chi deve governare il Paese.”
Si leggono chiaramente i propositi (o supposti tali) del comitato "Firmo, voto, scelgo": possibilità per l'elettore di scegliere il candidato; rappresentatività; governabilità. Purtroppo però, nessuno di quei propositi è perseguibile attraverso quei quesiti referendari che vorrebbero reintrodurre il Mattarellum.
SCELTA DEI CANDIDATI
La legge Mattarella prevedeva che il 75% dei seggi fosse assegnato con sistema maggioritario uninominale. In questo modo ogni coalizione (o partito, se questo si presentava da solo alle elezioni) presentava un suo candidato. Uno solo. L'elettore era costretto a scegliere uno dei candidati che si contendevano il collegio elettorale. O quelli (uno per coalizione o partito) o niente.
E' una facile previsione quella che vuole che i candidati saranno scelti dalle segreterie di partito. Era così quando il Mattarellum era il sistema elettorale vigente, perchè dovrebbe essere diverso in caso fosse reintrodotto? Difficile pensare che un sistema che prevede l'imposizione di un nome possa migliorare un altro sistema, come il Porcellum, che prevede l'imposizione di una lista.
RAPPRESENTATIVITA'
La stortura del Porcellum in questo caso è attribuibile al premio di maggioranza, che garantisce un minimo di 340 seggi alla Camera dei deputati alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti ed un premio di maggioranza su base regionale al Senato. In questo modo si assegna il 55% dei seggi alla lista con la maggioranza relativa dei voti. Quindi in Parlamento una lista che ha nel Paese il 35% dei consensi potrà avere la maggioranza assoluta in Parlamento
Il Mattarellum non prevede il premio di maggioranza, ma il criterio di assegnazione dei seggi con sitema maggioritario uninominale non garantisce un rapporto tra voti conquistati dalle liste e seggi ottenuti in Parlamento. Con questo sistema, infatti, in ogni seggio vince il candidato con la maggioranza relativa dei voti. Ma non è detto che in Parlamento sia rappresentata la volontà degli elettori, in quanto alla somma dei voti potrebbe non corrispondere in proporzione i seggi in parlamento. Prendiamo ad esempio l'ultima tornata elettorale svoltasi con il Mattarellum.
Alle elezioni politiche del 2001, vinse Berlusconi e la sua coalizione. Ma è da notare una forte sproporzione tra percentuali di voto, numero di voti e seggi ottenuti, nei colleggi uninominali. Alla Camera dei deputati, infatti, la Casa delle libertà ottenne su base nazionale 16.915.513 voti, pari 45,57% delle preferenze e le furono assegnati 282 seggi. L'ulivo conquistò 16.019.388 di voti, corrispondenti al 43,15% delle preferenze, ma gli vennero assegnati solo183 seggi.
Sproporzione ancora più evidente al Senato, dove la Casa delle libertà ottenne, con 15.027.030 voti (il 40,09%) 169 seggi; mentre a L'Ulivo furono assegnati 228 seggi pur avendo conquistato un minor numero di voti: 14.447.548, pari ali 38,54%.
Insomma, con il Mattarellum, nel 2001 alla Camera il centrodestra vinse di poco, ma ottiene molti seggi di differenza de Ll'Ulivo, che però ottenne al Senato la maggioranza dei seggi pur avendo conquistato meno voti.E questo sistema risponderebbe, secondo Veltroni, Vendola e Di Pietro, al "bisogno di un Parlamento pienamente rappresentativo".
GOVERNABILITA’
E' facile capire che in un sistema parlamentare perfetto com'è il nostro, dove le due camere svolgono la stesse funzioni, avere (come avvenne nel 2001) maggioranze diverse alla Camera ed al Senato non consente "di prendere decisioni impegnative ma condivise da tutti", come dicono di volore quelli del comitato "Firmo, voto, scelgo". La tanto ricercata governabilità andrebbe a farsi benedire.
D'altronde basta contare i governi che si sono succeduti nel periodo di vigore del Mattarellum: dal 1994 al 2006 ci sono stati 4 governi di centrosinistra; 3 governi di centrodestra; un governo tecnico guidato da Dini. In media, un nuovo governo ogni anno e mezzo, sostenuti da maggioranze formate anche da ben nove partiti, e comunque mai meno di cinque. E con questo, anche la supposta volontà del referendum promosso Veltroni, Vendola e Di Pietro, di mettere uno "stop alla eccessiva frammentazione" si presenta come una bufala da non sostenere con la propria firma.
Credo che si debba iniziare intanto ad abrogare questo schifo di legge, anche a me il maggioritario non piace, poi credo che ci debba essere sempre più interessante della gente per cercare di influire di più sulle scelte dei partiti.
RispondiEliminaun saluto