Questo rapporto cade, come si
suol dire, a fagiolo, nel pieno delle contestazioni ‘No Tav’. E così anche il
ministro dell’ambiente, Corrado Clini ha potuto approfittare del rapporto per
dichiarare che, visti quei dati, si rende evidente la necessità per l’Italia di
«recuperare l'autorevolezza delle istituzioni, e rafforzare l'autonomia, quando
si tratta di decidere sulle opere pubbliche». È chiaro che ogni riferimento a
fatti o cose non è per niente casuale.
Certo che a prima vista può far
impressione leggere il numero di fenomeni nimby (acronimo di “Not In My Back
Yard”, e cioè “non nel mio cortile”) censiti dall’Osservatorio del Nimby Forum.
Ma a guardare la struttura organizzativa di questo “progetto di
ricerca sul fenomeno delle contestazioni territoriali ambientali”, può
venire qualche dubbio sull’imparzialità dell’Osservatorio.
Intanto si nota subito che nel
comitato scientifico del Nimby Forum figura, tra gli altri, Mario Virano, presidente “Osservatorio Torino-Lione”, strenuo sostenitore del TAV. Lo
stesso comitato scientifico è curato da Emilio Conti, che oltre ad essere docente in comunicazione ambientale alla
IULM di Milano, è anche Vicepresidente dell’Aris, associazione no profit che
gestisce l’intero progetto Nimby Forum. La comunicazione del progetto è
affidata alla società Allea, il cui presidente, Alessandro
Beulcke è anche presidente Aris. Ma andiamo con ordine.
Il Nimby Forum, si legge sul sito
del progetto, è “nato nel 2004 con l'obiettivo di analizzare l'andamento
della sindrome
nimby”. Sarà pure una congettura, ma classificare a priori come nimby le
proteste territoriali che si vogliono analizzare, appare (nemmeno troppo)
vagamente pregiudiziale. D'altronde l'attività dell'Osservatorio del Nimby Forum, si basa sul censimento censimento
di articoli raccolti da quotidiani e periodici, da cui non è chiaro
come si possa evincere il grado di consapevolezza della popolazione intorno
all'opera contestata o il grado di attendibilità degli studi che i
cittadini compiono, per classificare come nimby la protesta. La
pregiudiale analisi del Nimby Forum è una congettura che sembra però trovare conferma
nell’Aris (che, è bene ricordarlo, gestisce il progetto Nimby Forum),
associazione che (si legge sul sito) “progetta e realizza studi, ricerche e
iniziative di divulgazione nei settori ambiente ed energia, infrastrutture
e trasporti, industria e servizi.” Tra i sostenitori di Aris ci sono singoli
individui istituzioni e imprese “che credono negli obiettivi
dell’associazione” e tra i collaboratori la già citata Allea.
Quest’ultima società (non un’associazione no
profit, ma una S.r.l.), si occupa di sviluppare “strategie, progetti e azioni per costruire consenso intorno
alle iniziative sociali, industriali e politiche dei propri clienti […] operando
prevalentemente nei mercati dell'energia, dell'ambiente, delle infrastrutture e
dei trasporti”. A questo punto appare ovvia la curiosità: chi sono i clienti di
Allea, società che cura la comunicazione del Nimby Forum e che collabora con
Aris, che il Nimby Forum lo gestisce? Tra la sessantina di clienti elencati sul
sito di Allea, troviamo ad esempio la
A2A, la società che gestisce gli inceneritori di Brescia ed
Acerra; la Edipower;
il Gruppo Impregilo e lo stesso ministero dell’Ambiente. In
sostanza, sembra che il ministero dell'Ambiente paghi una società per
creare consenso intorno alle opere che vuole realizzare sul territorio
italiano!
Pensare
ad una ricerca di vero dialogo, di un reale ed onesto confronto con le
popolazioni da parte del ministero dell'Ambiente e del governo, sembra
davvero improbabile con queste premesse.
Insomma,
ovvio che il ministro dell’Ambiente si riferisca al
censimento e alla classificazione del Nimby Forum, per giustificare la
necessità
di un recupero di autorevolezza contro le proteste territoriali. Ma è
chiaro anche
che, se il ministero paga una società per creare consenso intorno ai
suoi progetti, il punto di vista di Corrado Clini (e dell’intero
governo, e dei partiti
che lo sostengono) non può essere lo stesso dei valsusini, o dei
cittadini di Vasto (Ch) che contestano
i progetti di cementifici e centrali a biomasse nella più pregiata
riserva
naturale d’Abruzzo.
Ci
sarebbe da chiedersi se anche le manganellate, i lacrimogeni e le
rincorse sui tralicci rientrino nelle strategie e azioni per costruire
consenso.
.
Aggiungo che il nome NImby non ha nessuna connotazione derivante da analisi accademiche. Detto in parole nostre non esistono autori o professori che abbiano dato questo acronimo ma e' tutta farina dei gruppi di pressione che hanno coniato questo termine. Faccio mio invece il concetto NOPE, importato in Italia dalla sociologa fiorentina DOnatella Della Porta, copincollando dalla mia tesi della triennale:
RispondiElimina....Alle autorità che li accusano di opporsi in modo ideologico anteponendo interessi campanilistici a utili generali, i comitati costruiscono un discorso NOPE ( Not on planet earth) orientato al bene comune. Spesso la procedura degli stessi perviene ad una mancanza di trasparenza nel processo decisionale pubblico, ad una prevenzione ad un abuso oltre che di un’alleanza tra governo e businessmen.....
[Donatella Della Porta, Comitati di cittadini e democrazia urbana, Rubettino Editore, pag 10,
2004]
ZIoOsvy