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La caduta tendenziale del saggio di anzianita' relativa

Mia moglie ha due anni meno di me. Ogni compleanno è l'occasione per prenderci in giro: "oh... sei un anno più vecchia, eh?!" dico io; "Sì, ma tu sei sempre più avanti di me", risponde lei. Ora, capite che questa constatazione apparentemente oggettiva non potevo continuare a sopportarla tanto a lungo, così mi sono messo a riflettere su come confutare quella tesi apparentemente inoppugnabile, secondo la quale io sarei sempre stato più vecchio di lei. Il destino mi avrebbe fatto nascere due anni prima e sarei stato destinato ad essere più anziano allo stesso modo, per sempre? Eh no, cazzo! mi sono detto. Io non credo al destino e non mi lascio corrompere da una logica fatalista. Proprio no!
Solo apparentemente non c'è altra altra soluzione all'osservazione di mia moglie, che quella della resa alla mia maggiore anzianità rispetto a lei. Ed infatti la soluzione c'era, era lì a portata di mano e non la vedevo, come spesso avviene quando cerchi freneticamente qualcosa e poi è lì, sotto i tuoi occhi da chissà quanto tempo, sul tavolo dove pranzi o nelle tasche dei pantaloni. E tu la cercavi ovunque, pure nello scarico della lavastoviglie e nemmeno lì la trovavi.
La soluzione è semplice: non bisogna considerare l'età in numeri assoluti. Non basta una sottrazione tra la mia età e la sua a stabilire quanto io sia più anziano di lei. Quella è solo una differenza di età. C'è bisogno di un rapporto, eh eh! E che ti tiro fuori, parafrasando il sempre caro buon vecchio Marx? La caduta tendenziale del saggio di anzianità relativa. Tiè! beccati questa. Che è pure facile facile da applicare: basta fare il rapporto tra le età, con al numeratore gli anni del maggiore dei due e l'età dell'altro al denominatore. Beh... con il passare degli anni, il numero che viene fuori, che poi è il rapporto di anzianità tra le due persone, diminuisce fino a tendere a uno, cioè un rapporto sempre più piccolo tra numeratore e denominatore, cioè la pari anzianità relativa. Facciamo un esempio: quando io avevo 4 anni, mia moglie ne aveva 2 e 4 diviso due fa 2. Ora che io ne ho 34 e mia moglie 32, il saggio di anzianità relativa è 1,06. Quansi dimezzato! Quindi, se ne deduce che io e mia moglie, alla lunga distanza, tenderemo ad essere ugualmente anziani.
Certo, tende a zero all'infinito. Ma io non ho mica fretta.

5 commenti:

  1. Scusa, mi spiace contraddirti, ma tende a uno, non certo a zero. E comunque non lo raggiunge mai, quindi...rassegnati.
    Potrei forse proporti di utilizzare l'inverso di quella stessa frazione, ma alla fine dipende dal tuo saggio di credulità, credo bassino per quel poco che ti conosco dal tuo blog... :-D

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  2. Hai ragione Vincenzo. Anche perchè, se tendesse a zero, si avrebbe un risultato opposto a quello che si vuole "dimostrare". ;-)
    Comunque hai ragione anche nella seconda affermazione. Considera che si tratta di elaborazione fatta mentre ero affetto da ciò che nella scienza medica viene definita "febbre da cavallo", volgarmente non so... :-D

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  3. Se applico alla mia situazione viene fuori un tasso, di 1,1 periodico. Essendo Luz più grande di me di quasi sei anni e dicendo tutti che il più vecchio sono io, ne esco sempre con le ossa rotte!!
    Comunque era più di un febbrone da cavallo!

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  4. Sì, Gap, forse la febbre non basta a spiegare il delirio... :-D

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  5. Non fa una piega, cazzo, è geniale.
    Il SAGGIO DI ANZIANITA' RELATIVA andrebbe studiato al liceo, Dio bòno.

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