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Due anni senza sicurezza lavoro. Lo vuole il governo.


Il vizietto di inserire modifiche alle norme che riguardano la salute e la sicurezza dei lavoratori, là dove sono meno notate (sarebbe il caso di dire là dove non batte il sole), questo governo non l’ha perso. Già nel 2008, ad esempio, con il decreto “antifannulloni” di Brunetta, era stata eliminata la causa delle reiterate violazioni sul mancato rispetto degli orari di lavoro per la sospensione dell'attività imprenditoriale. Oggi, tra le pieghe del decreto sviluppo in corso di approvazione, all’articolo 69  si leggono “misure di semplificazione in materia di sicurezza sul lavoro”. Il governo Berlusconi sta muovendosi con l’intenzione di peggiorare ancora e drammaticamente il TU sulla sicurezza lavoro, intervenendo negativamente, tra l’altro, anche in quelle parti normative per quali è aperta una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea per le modifiche già adottate nel 2009.
Insomma, l’Europa ha aperto una procedura contro l’Italia perché non rispetta standard normativi europei in tema di sicurezza lavoro ed il governo, con inaudita sfrontatezza, interviene peggiorando ulteriormente la situazione.

Nel 2009, infatti, il governo Berlusconi aveva introdotto, tra l’altro, l’odiata norma salva-manager, le visite mediche preassuntive, vietate dallo Statuto dei Lavoratori e, elemento gravissimo, la concessione alle aziende della possibilità di valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, fino a 90 giorni dall'inizio delle attività aziendale. Ad oggi, quindi, i rischi presenti nell’ambiente di lavoro non sono immediatamente valutati e per i primi tre mesi i lavoratori potranno esservi esposti senza esserne protetti. Anche per questi elementi e grazie alla denuncia di Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico di Firenze, l’Europa sta giustamente intervenendo contro l’Italia,.

Eppure la modifica più grave che si apportando al TU sulla sicurezza lavoro attraverso il decreto sviluppo, riguarda ora proprio l’obbligo a carico del datore di lavoro di effettuare la valutazione dei rischi presenti nei luoghi di lavoro. Se già con le modifiche del 2009, come si è detto, si era introdotta la possibilità di effettuare la valutazione entro tre mesi dall’inizio delle attività, ora si parla di ben due anni. Tradotto in termini pratici, i lavoratori, per ben due anni dalla data di costituzione dell’azienda, eseguiranno le loro attività senza che nessuno abbia valutato quali rischi quelle stesse attività comportino. Ovviamente, se nessuno è tenuto a valutare i rischi, nessuno sarà obbligato a porre in essere misure di prevenzione e protezione dei lavoratori, che per ben due anni, quindi, potranno essere in balia dei pericoli che mettono a rischio la loro salute e la loro incolumità.

La logica è quella della semplificazione in nome di un sempre ricercato abbattimento dei costi aziendali. Ridurre il costo del lavoro è l’imperativo categorico padronale, ben accolto dal governo. E come spesso accade, tra le prime voci di costo considerate da tagliare c’è quella della sicurezza lavoro, perché non da quell’immediato valore aggiunto che il padronato nostrano ricerca con ossessione. In questa logica, anche la sicurezza dei lavoratori e quindi la loro stessa vita, diventa una variabile dipendente del profitto. La salute e la sicurezza dei lavoratori sono insomma considerate solo in quanto voce di costo, come qualunque altra merce.

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