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Giocare a Cluedo ad Avetrana

Avetrana è un paese ormai famoso, suo malgrado. Il teatro della scena di un delitto, con comparse in fila per prendere un posto al sole, fosse anche per un minuto. Ed un pubblico che assiste passivo alle repliche con sorpresa, che giornalmente vengono proposte. Ogni giorno un nuovo indizio, una inquadratura nuova, un diverso attore sulla scena. Tutti elementi utili per privati investigatori del giorno dopo al bar, che tra un cornetto e un cappuccino occupano il tempo che li separa dal lavoro o dalle quotidiane solitarie attività, a dare la loro opinione su questo o quell'accusato, su quel teste o quell'impronta digitale rilevata sul telefono cellulare.
I «Non mi è mai piaciuta quella faccia...»; «Come non sospettare di...»; «Lo dicevo dall'inizio che...»; riempiono i chilometri percorsi sull'autobus o la pausa mensa al lavoro. Ognuno tira fuori i propri indizi e supposizioni, in un intrecciato Cluedo, un gioco questa volta (come in altri casi mediaticamente succulenti) non in scatola, ma un perverso gioco di ruolo che coinvolge in maniera quasi personale e certamente morbosa.

Poi, ad un cero punto qualcuno azzarda e si spinge oltre, ad accusare una società di cui è parte ma dalla quale si estranea e che è la solita, quella "del giorno d'oggi". Come se una ragazzina di quindici anni fosse stata uccisa da quell'astratta entità, sempre buona a raccogliere banali accuse di invivibilità ed a far resuscitare ricordi di sempre e soliti migliori tempi passati.
Quella ragazza è stata uccisa in ambiente familiare, ma questo non si dice o si dice tra i denti e quando se ne parla, si definisce "orco", "animale", "bestia" quello che è stato finora indicato come l'assassino e violentatore di una bambina di 15 anni. Espressioni che sembrano piuttosto una forma di difesa: l'orco, l'animale e la bestia, non hanno a che fare con l'uomo, né con la famiglia. Sono altro e lontani da un'idealizzata umanità e dal simbolico focolare familiare, sull'altare del quale pare si possa sacrificare anche la verità ed in nome del quale l'omertà è giustificata.


Sarah sarebbe morta così per mano di un orco, al quale non è dato spazio sociale, soprattutto in quell'istituzione chiamata famiglia, che si vuole nucleo fondamentale della società e solida base cui costruire prima di tutto qualunque relazione, anche quando si lascia dietro una pozza di sangue. Mentre intanto si continua ad inseguire l'immaginario dell'assassino metà uomo e metà orripilante animale. Perchè è più facile e soprattutto pulisce le coscienze, perchè l'orco, l'animale, la bestia, tenuti fuori da ogni spazio sociale, non ci riguardano.

6 commenti:

  1. In questa storia il 1/4 d'ora di pubblicità non era stato suddiviso in parti uguali: anche il "povero pubblico anonimo" voleva la sua parte per leggersi. Però, adesso, pare che l'orco-padre voglia ritrattare lo stupro del povero corpo per riprendersi le luci della ribalta. Questa storia "scazziante" è ben legittimata a prendere il suo posto nella società italiana "non-pensante".

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  2. E' come un incubo infinito... intervistano poi l'intervistato passa dalla parte dell'accusato e così via, mai il condizionale, ma soprattutto tanta tanta iposcrisia
    unm saluto

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  3. @ Riverinflood: proprio così. Un posto ben vista, che nella società "non-pensante", di posto disponibile pare essercene sempre.

    @ Ernest: più che un incubo, una passerella buona per molti.

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  4. Sempre meglio Cluedo che Medal of Honor. O no? No, forse no.

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  5. @ Mr. Tabourine: Nel senso metaforico assunto nel post, no, non è meglio.

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  6. è uscito anche il gioco :D
    http://assente.vega9.com/it/cluedo_avetrana_e_messeri_home_tour_dal_delitto_pi_chiacchierato_dellanno_arrivano_le_prime_idee_regalo_per_halloween

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