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Un lavoratore morto costa di meno

Precipitare da quindici metri, non lascia scampo, quasi mai. Non è scampato alla morte nemmeno Renato Uccella, caduto nel vuoto da un tetto sul quale si trovava, insieme ad un ingegnere anch'esso caduto ed ora in ricoverato in gravi condizioni, per un sopralluogo tecnico prima dell'installazione di pannelli fotovoltaici. Il tetto non ha retto il peso dei due uomini e quindi la tragedia.

Renato Uccella aveva 58 anni. Un'età nella quale il mercato del lavoro ti tiene in un limbo, a metà strada tra l'età lavorativa utile al maggior profitto, che si abbassa sempre più; e quella pensionabile che non smette di essere innalzata. Un'età di mezzo nella quale, se hai la sventura di perdere il lavoro, rischi seriamente di essere condannato all'umiliazione professionale ed umana. Costretto a raccattare lavori, ad accettare condizioni lavorative peggiori dei colleghi, guadagni più bassi, minori diritti e intanto rassegnato ad un mortificante silenzio.

A quell'età, se il lavoro manca, puoi vederti costretto a lavorare in nero, per il solo vantaggio aziendale di risparmiare sui contributi che le competono, giustificati, dalla prospettiva dell'inseguimento del maggior profitto possibile, dall'eccessivo costo del lavoro italiano. Poco importa se è schifosamente e cinicamente falso.

Chissà se la disoccupazione aveva colpito anche Renato Uccella e se anche lui era stato costretto dal brutale mercato del lavoro (o forse è più giusto chiamarlo "mercanzia"), a accettare un rapporto di lavoro "sommerso". Rimane il fatto che pure se ufficialmente non era un lavoratore, sul lavoro è morto. E solo dopo essere precipitato al suolo ha "meritato" di essere assunto. Sei ore dopo lo schianto al suolo, Renato Uccella è diventato un lavoratore. Ora le leggi del profitto consentono la sua assunzione. In vita costava troppo, ora, da morto, molto meno.

5 commenti:

  1. Vogliamo parlare anche del lavoratore albanese morto a cui il tribunale di torino ha riconosciuto, per i genitori, un indennizzo notevolmente minore che se fosse stato italiano?
    Nemmeno da morti si è uguali.

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  2. Anche nel posto dove andranno, i lavoratori morti per infortunio non troveranno mai una giusta collocazione, neanche da morti. Ci sarà sempre qualcuno, che accamperà una morte migliore. Cinico, ma è così, se fosse così quel posto là.

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  3. @Gap
    E se fosse stato del Ruanda o del Burundi la riduzione di quanto sarebbe stata? Certe sentenze si sa dove cominciano ma non si sa dove possono arrivare.

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  4. Sì, ho letto anche di quella scandalosa sentenza. Morti simili, riconducibili alle stesse cause ed alle stesse logiche. Eppure questo sistema riesce a arrogarsi la capacità di valutare il valore di una vita umana, pesarla in base al luogo di nascita ed alla condizione sociale vissuta. E' un'indegnità!

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  5. Davvero scandalosa quella sentenza, davvero scandaloso che si muoia ancora per il lavoro e che tutto accada nel silenzio e nell'indifferenza

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