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Caro Saviano, ogni tua inesattezza può essere un lubrificante della macchina del fango

Caro Saviano,
ho ascoltato il tuo monologo di lunedì scorso 8 novembre, nella trasmissione "Vieni via con me". A distanza di qualche giorno, ancora mi tormento ripassando a mente quello che avevi da dire. La tua narrazione, come sempre accade, schiaccia sguardi e orecchie sui televisori, attenti a recepire le tue parole ed i tuoi gesti, le tue espressioni ed i tuoi messaggi.
Il titolo sul tuo monologo era già un messaggio abbastanza chiaro e condivisibile nel principio: gli effetti della "macchina del fango" sulla democrazia.
Certo che quotidianamente democrazia e libertà sono sottoposte a dure prove, infangate non dalla diffamazione ma dalla restrizione degli spazi civili e di partecipazione alla vita sociale e politica. Ma non c'entra con quello che voglio dirti e perrciò non mi ci dilungo.
Dicevo che il messaggio essenziale del tuo discorso non può che essere condiviso. Ma un problema nasce proprio dall'essenzialità, la riduzione ai minimi termini di argomenti che hanno bisogno di approfondimenti ben maggiori. Ovvio che quando si parla di lotta alle mafie nessuna persona perbene può dirsi contraria. Ma la lotta alle mafie ha bisogno di verità, che non può essere attribuita ad una voce solo per ciò che rappresenta. Tu, oggi, in qualche modo, rappresenti la lotta alla mafia. Sei il simbolo mediatico di quella lotta. Sei, tuo malgrado, il catalizzatore di un sentimento di giustizia ed insieme la giustificazione alla delega. Sei diventato anche per questo, la voce della verità, qualunque sia il tema della discussione. "L'ha detto Saviano" in calce ad un'affermazione, lascia intendere la sua inconfutabilità. E' per questo, caro Saviano, che non puoi permetterti superficialità in quello che dici, o inesattezze nell'esposizione dei fatti, specie se quello che racconti scuote i sentimenti di chi ti ascolta e condiziona i giudizi che perdono la necessaria obiettività.
Purtroppo è proprio quello che è accaduto (anche) in occasione del tuo monologo in "Vieni via con me", durante il quale sei caduto nelle stesse storture delle regole democratiche e della libertà di espressione, che stavi denunciando. Mi riferisco, in questo momento, alle tue affermazioni su Alfredo Galasso, che invitava Falcone a lasciare l'incarico a Roma nella procura nazionale antimafia: 
«La persona che parla è l'avvocato Galasso, che è persona assolutamente per bene, esprime quello che pensava la sinistra e che a volte lo pensa ancora: stai facendo il collaborazionista a stare dentro le cose, a riformarle. La purezza che è stato lo spazio più grande che è stato concesso ai nemici della democrazia e delle organizzazioni criminali. Lo lasciano solo!...»
hai detto commentando lo spezzone della trasmissione Samarcanda-Maurizio Costanzo Show.
Alfredo Galasso è stato amico di Falcone; ha partecipato al maxi-processo contro Cosa Nostra come avvocato di parte civile; sulla sua testa pesano condanne a morte della mafia. Ma da lunedì sera, dopo il tuo monologo, Galasso cosa è diventato per tutti quanti ti ascoltavano a bocca aperta e commossi, senza conoscere la sua storia ed i suoi rapporti di onesta collaborazione con il Pool antimafia? Da lunedì sera dopo il tuo intervento, molto probabilmente Galasso sarà individuato come parte di quella macchina del fango usata per deligittimare Falcone. L'avvocato Galasso, in quell'occasione discuteva con Falcone sull'opportunità di accettare un incarico, che a suo giudizio l'avrebbe schiacciato sotto il peso di un potere che non gli avrebbe garantito la necessaria indipendenza. Ma quel tuo montaggio di parole e video, oggi sono schizzi di fango contro una persona che ha dedicato la sua vita a lottare contro la mafia.
Fango che ha colpito anche la memoria e l'intelligenza di Leonardo Sciascia, tirato in ballo a sproposito anche da te. Sistematicamente, quando si discute di mafia e potere, di antimafia e istituzioni, ecco che l'autore de "Il giorno della civetta" viene ricordato come esempio di intralcio culturale alla lotta alla mafia.
Se parlando di macchina del fango così ti esprimi sullo scrittore siciliano...
«Persino un intellettuale come Sciascia ci cascò [...] Sciascia ci cascò attaccando Paolo Borsellino, definendolo professionista dell’antimafia perché aveva vinto il posto di procuratore a Marsala per meriti antimafia e non per anzianità così come avviene in magistratura. Quindi lui [Sciascia] disse, vedete mafia ovunque perché volete mettere il turbo alle vostre carriere»
...lasci intendere che Sciascia fosse in qualche modo un ingranaggio di quella macchina.
Dispiace osservare come ancora una volta, ed anche da parte tua, l'articolo "I professionisti dell'antimafia", pubblicato sul "Il Corriere della Sera" del 10 gennaio 1987 sia stato mal utilizzato. Prima di te lo utilizzò in maniera distorta anche il ministro Brunetta. Tanto per dire in quanti modi può effettivamente agire la macchina del fango.
Sciascia, in quel lungo articolo, mostrava la sua insofferenza per l'uso dell'antimafia come strumento per l'esercizio di un potere. Una distorsione della lotta alla mafia, che intuì e denunciò in maniera netta, che forse può essere chiarito da quel passaggio in cui Sciascia prende
«per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi - in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei - come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall'acqua che manca all'immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un'azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno»
E' evidente a cosa si riferisse ed è evidente anche a quanti altri casi, anche oggi, si possano portare ad esempio di professionisti dell'antimafia.
Peraltro, caro Saviano, avresti fatto bene a ricordare che successivamente Borsellino e Sciascia si incontrarono più volte e immediatamente si chiarirono, tanto che il procuratore affermò che Sciscia
«Ebbe la gradevolezza di darmi una interpretazione autentica del suo pensiero che mi fece subito riflettere sul fatto che quella sua uscita mirava a ben altro. [...] L'uscita fu sfruttata purtroppo all'interno di una pesante corrente corporativa della magistratura che sicuramente non voleva quei giudici e quei pool. E sono probabilmente le stesse componenti corporative della magistratura che si oppongono a che i pubblici ministeri, opportunamente coordinati, funzionino davvero»
Un potere corporativo colpì Sciascia e lo deligittimò. Un interesse diverso dalla onesta lotta alla mafia, qualcosa di meschino che non vedeva di buon occhio il lavoro di Borsellino e del Pool antimafia. Quelli screditarono l'autore siciliano, quelli sfruttarono le parole di Sciascia a proprio uso e consumo.
Anche le parole di Agnese, moglie del procuratore ucciso in Via D'Amelio, pronunciate dopo la strage che lo uccise, chiariscono l'uso strumentale dell'articolo di Sciascia. Disse infatti Agnese che il procuratore e lo scrittore
«Si misero a chiacchierare, è come se si conoscessero da sempre. Non è vero che in quella occasione ci fu una riconciliazione: non è vero perché fra i due non ci fu mai una frattura, nemmeno quando uscì quell’ articolo. [...] Leonardo Sciascia vent’anni fa aveva capito tutto prima degli altri»
E' chiaro, caro Saviano, che la verità storica di quei fatti è stata da te travisata. Immagino, con dispiacere e rabbia, come possano esserne uscite le figure e la reputazione di Galasso e Sciascia. Quest'ultimo ormai non potrà replicare, se non con quanto già scritto ma, come hai visto, ancora frainteso e strumentalizzato a distanza di oltre vent'anni dal quel lucido e attento articolo. Galasso, pur prendendo parola per chiarire la sua posizione di allora, non ha la forza dirompente delle tue affermazioni, che rimarranno come cicatrici indelebili nei pensieri di molte persone.
La mafia, lo sai bene caro Saviano, si combatte sul piano culturale e su quello giudiziario e politico. Tu, in pochi minuti, non hai avuto l'accortezza e la sensibilità di mantenere vivo il lavoro di uno scrittore che con i suoi libri ha dato tanto alla cultura antimafia. Non solo a comuni persone come me, ma anche a eroi civili come Borsellino, che, ricorda sua moglie Agnese, «Paolo lo chiamava maestro, era felice. Gli disse [a Sciascia]: “Ho capito la mafia sui suoi libri”». Non hai tenuto conto della quotidiana lotta alla mafia condotta da Galasso e gli hai gettato addosso un po' di quel fango prodotto con modalità che ricordano quelle della macchina che denunci.
Due persone, dopo il tuo monologo a "Vieni via con me" di lunedì scorso, sono state macchiate da quello stesso fango che stavi raccontando. Ricorda, caro Saviano, che ogni tua omissione, ogni tua inesattezza, può facilmente essere un lubrificante per gli ingranaggi della macchina del fango.

5 commenti:

  1. Caro amico, mi è stato di conforto leggere questo tuo pensiero scritto con misurata e contenuta rabbia, dove traspare una passione intensa, per rimettere in sesto quella verità quantomeno storica, dove tenti di riportare alla strada maestra lo "scrittore che fa opinione": la fa, perché, evidentemente, con la televisione a suo supporto diffonde una sua Verità.
    Ma rimango ancora perplesso per le contraddizioni che la figura di Saviano sta tirando fuori. Una persona descritta dalla storia contemporanea, la sua immagine diffusa dai media, un infangato come lui, vittima della empietà sottoculturale della cultura camorristica, perché dovrebbe tradire la Verità storica e culturale di quei personaggi?
    Lo fa per disinformazione?
    Per distrazione?
    Per troppa e disinvolta carica culturale?
    O perché [e sarebbe terribile] non si rende conto di essere talmente intelligente quanto ingenuo, facendo così il gioco dei suoi "gestori"?
    O perché [ancora più terribile] lui sa perfettamente ciò che dice, facendo deliberatamente il gioco della vittima infangata a suo pro? Magari, anche lui, facente parte di un'altra casta o lobbies o qualsiasi altro gruppo di pensiero?
    Tutti interrogativi che prima o poi dipaneranno, non ho dubbi!
    Il tuo articolo è drammatico e credo che il signor Saviano debba arrivare a leggerlo, e a risponderti. Magari attraverso la televisione.
    Può anche darsi che lui riesca a confutare la tua versione, che non è soltanto opinione, ma la sintesi di un'epoca storica.
    Se lo farà, ci guadagnerà lui comunque e anche tu, e tutti noi.
    Ciao!

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  2. Riverinflood, non so da cosa derivino certi errori di Saviano. Certo è che condizionano fortemente l'opinione conseguente, credo sua, ma anche di molte persone che lo seguono con tanta passione.
    Spero si tratti solo di disattenzione o ricerca poco approfondita, ma rimane grave la questione dal momento in cui Saviano è (e sa di essere) simbolo dell'antimafia di popolo e perciò seguito quasi religiosamente.
    Quello che mi fa molto riflettere sul Saviano divulgatore (degli argomenti più disparati) è la sua costante declinazione del confronto. Mai ha accettato la discussione, non ricordo di Saviano qualcosa di più di un'intervista per trattare gli argomenti.
    Piacerebbe anche a me che rispondesse a queste mie osservazioni, nella maniera che preferisse. Suppongo non lo farà, come mai lo ha fatto, che io ricordi. Ma mi piacerebbe dover dire "mi sono sbagliato su tutto".

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  3. La voglia di colpire allo stomaco? La pretesa di far riflettere con il tuo stesso metodo? superficialità? Potrei pormi tante altre domande sul perché, tutte sarebbero buone e tutto no. Come avete detto, solo lui potrebbe sciogliere il dubbio. Resta il fatto che un telespettatore disattento e pendente dalle labbra di Saviano resta intrappolato dalla prima lettura delle parole. Sui professionisti della mafia si sono scritte miliardi di parole, ma pochi hanno tenuto conto di ciò che realmente scrisse Sciascia e disse Galasso come hai giustamente ricordato. Furono piegati alle esigenze di altri che miravano a delegittimarsi gli uni con gli altri.

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  4. Bravo! io non ho seguito l'intervento di Saviano lunedì scorso, ma ora lo farò e lo metterò a confronto con il tuo intervento. Certo è che Saviano si è reso protagonista, già in passato, di interventi che mi hanno stupito e su tutti ricordo quello sulla questione palestinese in cui legittimava i bombardamenti dello Stato israeliano. Ad ogni modo pare che la tua risposta sia molto attenta e precisa.

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  5. Caro Ramingo condivido pienamente tutto quello che hai scritto, è il mio identico pensiero. Ti ho risposto sul mio blog. Un abbraccio!

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