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La resa di conti dei voti utili

Si poteva immaginare che alla fine Berlusconi ed il suo governo avrebbero potuto farcela. E ce l’hanno fatta, per poco, per soli 3 voti: 314 deputati hanno respinto la sfiducia al governo; 311 hanno votato per mandare a casa l’esecutivo.
Si poteva prevedere come sarebbe andata a finire, lo si intuiva dalle uscite di Berlusconi che negli ultimi giorni era riapparso nelle TV e sui giornali, dopo giorni di semilatitanza.
Ha mandato i suoi fedelissimi allo scoperto davanti le telecamere, ma verosimilmente lui lavorava dietro le quinte, per recuperare lo svantaggio numerico iniziale. Alla fine qualcuno può aver pensato che comunque “tengo famigglia” e ad ogni modo, non era detto che ci fosse bisogno di far sentire dei tintinnii per convincere deputati a dare fiducia al governo. Questa legge elettorale è di per sé motivo per cedere alle lusinghe del padrone di partito, visto che più che di eletti si dovrebbe parlare di nominati.

Ora, a pochi minuti dal voto di sfiducia andato come Berlusconi si augurava, dopo risse in aula, cori da stadio, delusioni forti, che sfociano in ovvie incazzature e risentimenti, è normale sentire dare dei “traditori” a chi avrebbe dovuto sfiduciare il governo e non lo ha fatto, vista la collocazione politica. Ora, c’è chi lancia i suoi “teste di cazzo” ai deputati che hanno contribuito a mantenere in piedi un esecutivo da repubblica delle banane. Tutto normale, tutto ovvio. Ma poi, quando saranno passati i malumori post-voto di sfiducia, bisognerà pure riconsiderare gli ordini dei problemi, che portano non per forza e non esclusivamente i nomi di Bruno Cesario, Domenico Scilipoti e Massimo Calearo, Antonio Gaglione.

Certo, questi quattro onorevoli (bisognerebbe rivedere l’assegnazione di questo titolo) hanno, o votato contro la sfiducia (i primi tre), o si sono astenuti (Antonio Gaglione) e tutti e quattro sono stati eletti con forze politiche di opposizione a Berlusconi e berluscones (con l’IDV Scilipoti, con il PD gli altri). Ma la loro candidatura e la loro posizione nella lista elettorale è stata scelta dai vertici di quei partiti. Sono stati PD ed IDV ad averli voluti tra i banchi della Camera.
Quei partiti si sono spesi due anni fa per richiamare al cosiddetto voto utile. Quelli dati a loro avrebbero potuto dare un buon governo o fare un’opposizione omogenea ad un governo Berlusconi. La prima ipotesi è sfumata al conteggio delle schede quando le urne si aprirono; la seconda opzione è stata tradita in due anni di flebile opposizione parlamentare e non solo, ma oggi se n’è avuta l’evidenza diretta.

Smaltita la rabbia per la mancata occasione di oggi, bisognerebbe riflettere più approfonditamente sulla cosiddetta casta e sul come si regge. Dovremmo meglio ragionare sul ruolo dei partiti e sulle candidature scelte ad hoc che si trasformano in ruoli parlamentari, rispondendo alla logica della difesa di interessi che non guardano alle esigenze del Paese. Quest’evidenza non è data solo dalle politiche di governo, ma appunto anche da migrazioni politiche come quelle viste per il voto di sfiducia al governo.
Dovremmo perciò re-imparare ad essere pienamente cittadini anche al momento di apporre una croce su una scheda elettorale, per esprimere quanto più possibile le nostre ragioni, il nostro modo di sognare la società, il nostro modo di essere cittadini. Bisognerebbe farlo senza cedere alle sirene del voto utile, che omettono di dire a cosa sarebbe utile quel voto, ma che ora, forse (speriamo), si nota più facilmente.
Oggi, intanto, si dovrebbe chiedere di rendere conto di quanto successo sul voto di sfiducia ai vertici dei partiti di opposizione, senza accontentarsi, come risposte, di facili invettive contro i “traditori”.

2 commenti:

  1. Nutro fiducia, invece, che le manifestazioni contro questo suo governo lo "aiutino" a smammare.
    Ciao.

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  2. Io ne nutro molta, molta meno.
    Per dare un minimo di rispetto alla voce popolare devi aver dimostrato almeno una volta di cagarla, la voce popolare.

    RispondiElimina

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