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Domani raccolgo una cartaccia da terra e poi mi consegno ai carabinieri

Domani raccoglierò qualche cartaccia da terra, me la porterò a casa e poi chiamerò i carbinieri. Mi autodenuncierò per raccolta abusiva di rifiuti e deposito non autorizzato sul balcone di casa. Sarà piccolo, come deposito temporaneo di rifiuti, ma sarei solo all'inizio. Non aspetterò che il deposito cresca, né che il mio vicino mi quereli: mi costituirò per quel reato che avrò commesso. E lo farò in solidarietà a Zoundi Koubdi, padre di dieci figli, residente a Caneva nel rispetto delle regole imposte dalla xenofoba legge Bossi-Fini.

Questo signore 45enne operaio, raccoglieva e depositava nel suo giardino, oltre che quanto dato in beneficenza, anche roba buttata ma ancora utilizzabile, non nel regno del consumismo e della venerazione del prodotto-sempre-nuovo, ma nei Paesi più poveri ancora utile. Precisamente Zoundi raccoglieva una quantità da riempire un container, per poi spedire tutto nel Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo. Il suo vicino, però, lo ha denunciato, Zoundi ha ricevuto la visita delle forze dell'ordine, è stato processato per deposito non autorizzato di rifiuti e successivamente condannato a tre mesi di arresto, con la sospensione della pena.

Non è bastata la difesa dell'avvocato di Zoundi, secondo il quale quegli oggetti non potevano definirsi rifiuti, in quanto destinati ad essere riutilizzati. Quelli sono rifiuti, hanno detto i giudici. Da questa parte del mondo, quello ricco, quello dell'ottimismo consumistico, quello che non sa attendere l'inutilizzabilità di un prodotto ma che deve essere cambiato con il nuovo oggetto del desiderio; in questo mondo, quella roba deve essere buttata, scartata, nascosta, non deve essere vista e peggio è se qualcuno, con un suo gesto, ricorda la volgare opulenza consumistica che genera, dall'altra parte del mondo, quelle che Bauman ha definito "vite di scarto".
Chissenefrega di gente ridotta a rifiuti umani, "effetti collaterali" del nostro stile di vita. E poi, perchè mostrare la faccia della condizione che ognuno di noi rischia, anche qua, anche in questo Nord del mondo: l'esclusione, la povertà, il rifiuto, dovute alla possibilità, sempre più concreta, di venire sbattuti fuori dal mercato del lavoro.

Ma alla fine, forse, nemmeno passano per la testa a molte persone tutte queste considerazioni. Magari e più semplicemente, è solo il fastidito dalla visione dei rifiuti a muovere coscienze egoiste. Chissà, il diligente cittadino rispettoso delle ferre regole del consumo, nemmeno se le farà tutte 'ste pippe mentali, che è una bella rottura di scatole che metà basta. Magari avrà solo pensato "che palle tutta 'sta robaccia proprio davanti a casa mia. E' in casa di quell'altro, va bene, ma proprio vicino a me...".
Ma allora non è detto che sarà stato meglio. Perchè senza nemmeno saperlo, quel cittadino diligente, che sembra ammaestrato secondo i metodi del Socing, sarà come tutti e come ricorda Bauman "nel e sul mercato, al tempo stesso, o in modo intercambiabile, clienti e merci". Ma lo sarà da sciocco, senza quindi possibilità di difendersi, senza accorgersi di come anche lui è una merce che potrebbe, un giorno, essere considerata in esubero.

3 commenti:

  1. Brutta notizia. Bell'articolo. C'è da stare male...

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  2. Giorgioguido, io sono già un pessimista in senso gramsciano. Leggere di queste vicende, non fa che confermare quel pessimismo.
    Grazie per il passaggio e a presto.

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  3. Un mare, no, un oceano ci divide dalla cultura del bisogno dei migranti con la nostra cultura dello spreco. È più facile che un gatto morto attecchisca nel giardino del giudice che un buon raccoglitore di "rifiuti riutilizzabili". Atroce storia per pochi utilizzatori. Un saluto.

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