Il panegirico che dovevamo aspettarci da Maroni, ieri sera alla terza puntata di "Vieni via con me", è arrivato dal campione della lotta alla criminalità organizzata che passivamente accetta i tagli ai fondi per le forze dell'ordine; della lotta all'immigrazione clandestina, che non risparmia cartucce da sparare contro poveri migranti in fuga da miseria e guerre; il campione dell'ordine pubblico a suon di manganellate. Ovviamente campione è quella che immagino possa essere un'autodefinizione di Maroni, magari non detta, ma credo intimamente pensata. Certamente è più o meno l'etichetta che i suoi sostenitori gli affibbiano addosso.
Quale sarebbe stato il suo elenco lo immaginavo e la mia supposizione che sarebbe stato un minestrone di celodurismo legaistituzionalizzato, ha trovato conferma nei tre minuti di Maroni, che ha ovviamente citato gli arresti eccellenti, ma non ha detto ovviamente che si tratta dell'ala militare mafiosa, mentre tra i banchi della maggiornaza parlamentare di cui fa parte il suo partito, siedono condannati per mafia. Ha parlato dei beni confiscati alla mafia, ma non ha citato la norma approvata dalla sua maggioranza, che potrebbe restituire agli stessi mafiosi molti dei beni confiscati. Ed in generale è stata una difesa del suo ruolo di ministro leghista e del suo partito, quello che offre cure palliative ai volgari mal di pancia, con pillole di xenofobia buone solo al mero profitto politico-elettorale.
Ieri sera il ministro dell'Interno ha occupato uno spazio pubblico televisivo con l'arroganza di un caudillo ed ha potuto, in un certo qual modo, appuntarsi al petto la medaglia al merito della lotta antimafia. Il peggio è che ieri, a Maroni, è stata data la possibilità di omettere le sue responsabilità e del suo partito (oltre che dell'intera maggioranza e dell'esecutivo, ovviamente) su quelle vicende che vedono cittadini autoctoni o migranti in particolare subire violenza da una parte di quel sistema di cui anche lo stesso Maroni è a capo.
Alcune di queste persone, pochi giorni fa, hanno compiuto gesti autolesionistici per protestare contro quel regime carcerario al quale sono costretti per aver infranto una regola amministrativa, che poteva essere trasformata in reato penale solo da una politica governativa in materia di immigrazione che si preoccupa di dare risposte alle spinte xenofobe, anzichè ai reali bisogni.
Al Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino, uno dei tanti lager per migranti sparsi sul territorio italiano, dove sono rigettate persone spesso costrette alla condizione di irregolari proprio dalle aberranti norme italiane in materia, alcuni migranti si sono cuciti le bocche. Letteralmente con ago e filo si sono chiusi la bocca. E' l'immagine più significativa della loro condizione, di persone dimenticate al loro destino, senza possibilità di poter raccontare le loro storie, le loro sofferenze, la loro condizione. E nonostante questo gesto estremo, le loro vite sono rimaste sullo sfondo. Pochi a raccontare di quel disperato autolesionismo, ma nessuno a raccontarne le motivazioni.
E se di quelle voci, come quelle che vengono dal colmo delle gru o dai campi di pomodori italiani non si dice, ieri la voce di una mamma è stata tagliata: quella di Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, morto a Ferrara a 18 anni sotto i colpi di quattro agenti di polizia. Quelle forze dell'ordine fanno capo al ministero presieduto da Maroni che è responsabile, tra l'altro, di quel sistema grazie al quale mentre venivano pronunciate le condanne del tribunale di Ferrara ai poliziotti coivolti nell'omicidio, uno di loro era stato mandato a prestare servizio al G8 de L'Aquila.
E invece no, Patrizia Moretti non ha potuto fare il suo elenco perchè ha dovuto fare spazio ad un ministro della Repubblica, che appare ogni giorno in TV, le cui dichiarazioni occupano quotidianamente spazi sui giornali, esponente di un partito che può contare su un quotidiano e su una radio oltre che il sostegno delle reti del presidente del consiglio.
Se a Maroni doveva essere concesso spazio, si sarebbe potuta riprogrammare la scaletta riducendo spazi a personaggi noti, oppure fare una canzone in meno. Ma mi rendo conto che non sto così ragionando con la mente rivolta al successo editoriale che ogni produttore televisivo cerca, e quindi anche la Endemol, legata a Berlusconi e produttore di "Vieni via con me".
Ieri sera, mentre Maroni stava autocelebrandosi, molto probabilmente le bocche di quei migranti del CIE di Torino continuavano ad essere silenziose e la voce della mamma di Federico Aldrovandi era rimasta strozzata.
Intanto quasi 10 milioni di telespettatori assistevano a quel "ballo mascherato delle celebrità" che non passa mai di moda.
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Maroni al ballo mascherato delle celebrità
Posted by Carmine Tomeo
Posted on 23.11.10
with 4 comments
Noi siamo solo fantasmi in attesa di scoprire gli ectoplasmi degli altri. Ho molta tristezza con me.
RispondiEliminaNon possiamo aspettarci che proprio quel mezzo usato per anestetizzarci, possa essere usato dal basso per darci uno scossone.
RispondiEliminaOttima metafora, ottimo articolo, ottima canzone.
RispondiEliminaSi quoto assolutamente Mr.Tambourine!
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